APPELLO DI MILLE GIOVANI DI ITALIA, CROAZIA, SERBIA, SLOVENIA, AL PARLAMENTO E ALLA COMMISSIONE EUROPEA PER UN CAMBIO DI ROTTA SULL’IMMIGRAZIONE

Nei giorni in cui il ministro Lamorgese approfittando della visibilità europea offerta della firma di un protocollo su corridoi umanitari per gli afgani, ricorda alla Unione e ai governi che ne fanno parte, che i migranti “è giusto che si salvino”, ma che “è ingiusto che sia solo l’Italia” a farlo. Una verità parziale perché il ministro dimentica che a salvare i migranti in mare sono in prevalenza ong e che a dettare le regole è una convenzione, quella di Dublino, firmata anche da una Italia all’epoca sprovveduta e disattenta.

È lo stesso giorno in cui, non diversamente che in tanti altri, le testate giornalistiche aprono con titoli ai quali oramai abbiamo fatto l’abitudine:

“Migranti, c’è una barca a vela con 70 persone alla deriva davanti alle coste della Calabria”

“Gli immigrati in Italia sono calati per la prima volta in vent’anni”

“Migranti, nuovo naufragio al largo della Libia: 15 vittime, sono quasi 500 da inizio anno”.

È anche il giorno in cui a Foligno, nell’aula magna del Liceo Scientifico Marconi, viene premiata Ilaria Borgna, alunna di questo istituto, vincitrice del concorso per la campagna social sui diritti dei migranti, promosso dalla ong GSI Italia con il progetto “Dublino, Europa conDivisa”.

Con l’occasione, gli studenti folignati che hanno collaborato al progetto, hanno presentate ai colleghi 10 Raccomandazioni, prodotte insieme ad altri mille giovani di 4 Paesi dell’Unione, destinate a David Sassoli, presidente del Parlamento e a Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea.

Un risultato, quello delle 10 Raccomandazioni, raggiunto nonostante la pandemia, in oltre un anno di incontri in presenza e a distanza che studenti, insegnanti referenti e dirigenti di istituto, hanno raggiunto, facendo propria la questione migratoria, dibattendo sulle regole stabilite dalla convenzione di Dublino e cercando risposte praticabili per un suo aggiornamento.

  1. Ampliare ulteriormente la dotazione finanziaria e le tipologie di impiego del FAMI, con il fine di assicurare agli Stati aderenti lo sviluppo di politiche di inclusione e interventi di dissuasione nei Paesi di provenienza rafforzandovi i programmi europei di cooperazione allo sviluppo
  2. Favorire e regolamentare in modo vincolante l’accesso degli Stati al suddetto fondo con il rispetto di standard di qualità della accoglienza: strutture, servizi, tutela dei diritti
  3. Richiamandosi ai principi ispiratori dell’Unione, promuovere nella redistribuzione dei migranti tra gli Stati la solidarietà transfrontaliera, proporzionalmente al territorio e alle rispettive capacità
  4. Potenziare il controllo aereo e navale delle rotte, coordinando e facilitando il ruolo delle marinerie militari, commerciali e non governative
  5. Provvedere alla formulazione di una regolamentazione europea condivisa dei soccorsi in mare, nella quale siano fatti salvi gli interessi di tutti e siano messi a sistema la dimensione governativa e non governativa privata
  6. All’interno della rivisitazione del regolamento di Dublino, rivedere le politiche di riconoscimento degli immigrati alle frontiere esterne dell’Unione, con norme vincolanti per gli Stati, sui tempi di esame e di risposta alle richieste di asilo
  7. Facilitare programmi di trasferimento in sicurezza attraverso corridoi umanitari promossi dalla società civile europea
  8. Attivare all’interno dei programmi europei, linee specifiche di finanziamento per l’educazione interculturale nelle scuole e nella società e la promozione di attività concrete di inclusione da parte delle comunità e delle autorità locali
  9. Il fenomeno della denatalità impone agli Stati europei il governo anche economico del fenomeno immigratorio e, per esso, lo sviluppo di politiche nazionali di formazione professionale degli immigrati coerenti con i programmi di sviluppo locale. Incrementare, all’interno dei Programmi europei, finanziamenti per bandi su questo obiettivo specifico
  10.  Promuovere una maggiore ed autonoma azione dell’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, accanto agli Stati aderenti, nello sviluppo di accordi bilaterali di cooperazione con i Paesi di provenienza, per il controllo ed il governo degli espatri verso l’Unione.

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