Due anni dalla strage di Cutro: chi è Stato?

Dal 28 febbraio 2023 ho vissuto quasi 30 giorni nel Palamilone di Crotone, circondata da quelle bare bianche e marroni, immersa nelle urla disperate dei familiari delle vittime e negli sguardi terrorizzati dei sopravvissuti, per lo più ragazzi spaesati. Tornavo a casa solo per lavarmi, illudendomi che l’acqua potesse cancellare l’odore di morte che ci impregnava.

Chiesi a mio figlio di mettere da parte alcuni dei suoi giocattoli per donarli ai bambini e alle bambine giunti a Crotone con quella tragedia. Lui, con la generosità pura dei piccoli, mi diede il suo bambolotto preferito e mi disse: “Digli che gli presto anche la mia mamma!”. Scusami, amore mio, se in quei giorni ti sono mancata, ma sentivo dentro di me il dovere di restare accanto a quelle persone, anime disperse su questa terra. Sentivo che quell’umanità, naufragata sulle nostre spiagge, aveva bisogno di conforto, di una carezza, di una presenza concreta di donne e uomini che non si voltassero dall’altra parte, ma che rispondessero con un deciso: “siamo con voi!”.

Chiamai la mia responsabile e le dissi: “Mi dispiace, per qualche settimana non potrò lavorare”. Lei rispose senza esitazione: “Non devi scusarti! Anzi, ci mobiliteremo anche da Cosenza!”. E così fu.

Nei giorni successivi, Crotone divenne il cuore pulsante di una straordinaria mobilitazione che arrivò da ogni parte del mondo: associazioni, partiti, giornalisti, televisioni, radio, attivisti, sindacati. In una notte, abbiamo creato la rete “26 febbraio”, un movimento che ha unito oltre 250 associazioni, partiti, enti, singoli e artisti. Insieme, con una sola voce, abbiamo gridato: BASTA MORTI IN MARE, chiedendo verità e giustizia per tutte le stragi del Mediterraneo.

In mezzo a tanto dolore, ingiustizia, rabbia e sgomento, c’è stato però un piccolo miracolo, sempre più raro: la solidarietà. Un’umanità che si è stretta in un abbraccio collettivo, una comunità che ha saputo rispondere con amicizia e vicinanza.

La politica di criminalizzazione delle persone migranti e delle ONG che prestano soccorso in mare è una politica disumana e criminale. Non possiamo restare in silenzio di fronte a tutto questo. Dobbiamo continuare a lottare per un mondo in cui nessuno sia costretto a morire in mare alla ricerca di un futuro migliore.

Io ringrazio in primis Manuelita Scigliano – Presidente dell’associazione Sabir – perché non si è mai tirata indietro e poi tutte le meravigliose persone che ho avuto il privilegio di incontrare in questi due anni di lotta e resistenza.

Ai morti e ai loro famigliari della strage di Cutro e di tutte le altre stragi chiedo profondamente scusa in quanto madre, donna e cristiana.

Sara Bitonti

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