SOLIDAERIETA’ SANITARIA INTERNAZIONALE -FOLIGNO RISPONDE
Solidarietà sanitaria internazionale: formare per rendere autonomi i territori
Si è svolto venerdì 12 dicembre un importante convegno dedicato alla solidarietà sanitaria internazionale, un tema centrale per il futuro della cooperazione tra sistemi sanitari e per la costruzione di interventi realmente sostenibili nei territori più fragili.
All’incontro sono intervenuti il Direttore Generale dell’USL Umbria 2 dott. Noto , il direttore del presidio ospedaliero Dott.ssa Rossi, l’assessore comunale dell’area diritti alla cittadinanza Schiarea , il dott. Berloco dell’ Ordine di Malta ,il dott. Zampolini, primario della Neuroriabilitazione, il dott. Radicioni e il dott. Scarpignato che hanno seguito il caso del il piccolo Lewi William, portando testimonianze professionali e umane di grande valore, il sindaco di Trevi Ferdinando Gemma , il primario della riabilitazione intensiva neuromotoria dott. Baratta , dott. Lolli già primario del pronto soccorso e medicina d’urgenza
.
Il convegno ha posto l’accento su un principio chiave: la cooperazione sanitaria internazionale non può limitarsi all’invio di aiuti o a interventi emergenziali, ma deve puntare alla formazione degli operatori sanitari locali, affinché i territori coinvolti possano diventare nel tempo autonomi e capaci di rispondere ai bisogni della propria popolazione.
Nel suo intervento, il dott. Noto ha sottolineato come la cooperazione sanitaria rappresenti una responsabilità etica e professionale per i sistemi sanitari più strutturati, ribadendo l’importanza di condividere competenze, conoscenze e buone pratiche. Una cooperazione efficace, ha spiegato, è quella che costruisce relazioni durature e investe sulle persone.
Il dott. Zampolini ha evidenziato il valore della formazione sul territorio, spiegando come il trasferimento di competenze specialistiche – in particolare in ambiti complessi come la neuroriabilitazione – possa fare la differenza nel migliorare la qualità delle cure e la continuità assistenziale nei contesti più svantaggiati.
Particolarmente toccanti sono state le testimonianze dei medici che hanno assistito piccolo Lewi William, esempio concreto di come la collaborazione tra professionisti, strutture e Paesi diversi possa salvare vite e creare ponti di solidarietà che vanno oltre i confini geografici.
È emerso con forza che la cooperazione sanitaria internazionale è molto più di un semplice aiuto: è una pratica complessa e profonda, fondata su solidarietà, curiosità culturale e su quello che è stato definito un vero e proprio “dovere morale di restituzione”. Un impegno che mira non solo a curare, ma a lasciare nei territori competenze, strumenti e professionalità capaci di generare sviluppo e autonomia nel lungo periodo.
Il convegno ha rappresentato un momento di confronto e riflessione di grande valore, riaffermando come la sanità possa e debba essere uno strumento di giustizia, cooperazione e umanità.
